Roberto Proietti
L'asserto della pittura di questo pittore è costituito dal processo formativo di una cifra molto particolareggiata egocentrica e personalistica basata, con stilema figurativo, sia sul rapporto spontaneo tra luce e colore della natura con l'ecologia, come altrettanto riferita, con un grande sguardo adagiato sulla pittura di genere dove è evidenziata, con energia creativa, una più specifica attenzione su risvolti fisici e sulle eterogenee figure di molta umanità. Un percorso, un'indagine speculativa, dove l'autore non concede sconti nel voler dimostrare l'usura incontrastabile del tempo con sequenze pittoriche impietose, suggestioni a volte crude di lacerante drammaticità, esaltando il trionfo del degrado uomo-natura che forse vuole coinvolgere ed estendere anche alla sfera morale compreso in una manifesta spirale di decadenza di costumi e di cultura. Il dubbio è che la voglia perversa dell'abile pittore Proietti resti quella di fissare comunque una cronaca spietata del mondo che lo circonda, acuita da doppie mutilazioni, dove, se la natura sottolinea con veemenza i danni provocati dall'uomo, questi denuncia tutte le rudi lacerazioni e violenze del tempo e della natura nei confronti dell'uomo stesso. In questa tumultuosa acerrima lotta, fanno scalpore altre argomentazioni comprese di notevoleincisività, che rendono spontaneo un altro interrogativo e cioè come si concilia allora il componimento di altre figure dall'aspetto espresso nel miglior modus operandi e perfettamente aderente ai canoni della più accademica bellezza? Paesaggi soavi dove passa e pare si avverta addirittura il tepore del clima, e l' espressione di corpi maschili e femminili dipinti avvalorati e sfiorati da un ostentato accademico virtuosismo. O Roberto Proietti alla cronaca del disturbo disastroso sia della natura sia dell'uomo vuole opporre un confronto soprannaturale che parte dall'edonismo divino imposto nella creazione del mondo e dell'uomo, oppure lascia volutamente irrisolto il quesito filosofico all'interlocutore. Su questo ipotetico mistero si tesse, a fili intrecciati, la natura psicologica, arcana, dell'artista che, mentre va detto, risolve agilmente la prova tecnico-descrittiva, e che, non del tutto soddisfatto del suo "Nouveau Realisme", sembra rimandare agli stessi cervellotici busillis creati dal surrealismo compiacente di Magritte piuttosto che di Dalì in un coacervo di regie curate a turno da Alfred Hithckok o Dario Argento